ROBERTO OSCULATI

Ordinario di Storia del Cristianesimo
presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università di Catania
(1987 - 2012)
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Marisa Poletti Scuratti

Dentro il testo dell’apostolo Giovanni la scala che conduce alla pienezza di vita

in Il cittadino, Monza 29 giugno 2000

Numerosi, e alcuni di larga fama (Giovanni Crisostomo, Agostino, Giovanni Scoto, Bonaventura, Tommaso d’Aquino, Eckhart...) sono i commentatori del testo giovanneo.

All’evangelo di Giovanni ha ora dedicato la sua attenzione, e il suo impegno anche il teologo monzese Roberto Osculati. Sono riflessioni (nate spesso sotto la spinta intellettuale e spirituale dei suoi studenti) che rispecchiano l’urgenza dei tempi – passati e presenti – in quanti hanno sete di verità e di conoscenza della "causa di tutte le cause" (Giovanni: "In principio era il verbo, il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio").

La Verità che si fa voce nel Verbo, che è Luce (vita e luce degli uomini) per quanti vogliono uscire dalle tenebre (spirituali), vogliono abbandonare la "caligine" dell’ignoranza.

L’autore del IV evangelo (che si nasconde dietro un voluto anonimato per farsi esclusivamente discepolo del suo Signore) proprio in quel trionfale annuncio (In principio era il verbo) sembra voler collocare una scala tra il divino e l’umano.

Una "scala" allegorica, fatta di annunci ma anche di rilettura dei segni, dei simboli della tradizione, che conduca – scalino dopo scalino – l’essere umano ad una autentica comprensione degli errori, delle illusioni, delle paure, delle incerteze... per arrivare infine – attraverso un’iniezione spirituale – alla conoscenza della pienezza della vita, dell’amore e della fede.

I titoli delle meditazioni che scandiscono la lettura e agevolano la comprensione del testo giovanneo (La parola, L’agnello, Il tempio, Il serpente, Lo sposo, Il salvatore del mondo, Il profeta, Il figlio, Il pane vivo, Il Cristo, La luce del mondo, Il pastore, La resurrezione e la vita...) sono a loro volta gli ideali gradini della salita – spesso aspra e sofferta – ma sempre ricca di scoperte e di risposte – che ogni lettore, indiivdualmente, è invitato ad affrontare.

 

Il Vangelo, documento nuovo oltre ogni preconcetto

in Il cittadino, Monza 29 giugno 2000

  • Che cosa l’ha spinta a interrogarsi sul quarto evangelo?

Devo questa analisi del testo giovanneo alla curiosità e alle sollicitazioni degli studenti del mio corso. Si tratta quasi di una sintesi di un lavoro comune. La loro preparazione filosofica, artistica e storica li rende attentissimi nel cogliere il testo evangelico come un documento palpitante ed attuale. È un’esperienza sempre di nuovo aperta e possibile, oltre ogni convenzione e schema prefissato.

 

  • Pensa che il momento storico e culturale che stiamo vivendo sia più "vicino" (per sensibilità soprattutto) all’evangelo di Giovanni?

Il testo giovanneo conduce il lettore alla scoperta di se stesso. Esige una progressiva conquista della coscienza autocritica di fronte ai dilemmi: vita e morte, conoscenza e ignoranza, legge e grazia, spirito e carne, amore e odio, simbolo e realtà. Il discepolo di ogni tempo è sottoposto ad una serie di domande sempre più difficili e più coinvolgenti.

 

  • A quale lettore in particolare ha pensato nello scrivere le sue riflessioni?

Ho pensato soprattutto alle nuove generazioni, ormai lontane da un cristianesimo scontato. Occorre partire dalle loro esperienze vive. Ma il commento si rivolge pure a tutti coloro che vogliono leggere direttamente il Nuovo Testamento e desiderano compiere un itinerario di verifica e di acquisizione personale. Qui non c’è età.

 

  • Si parla oggi con maggior insistenza di ‘spiritualità’. Pensa che, oltre a parlarne, l’uomo di oggi sia pronto anche a viverla?

Il mondo della soggettività, dell’interiorità, della poesia è un’esigenza primaria, soprattutto dove le maschere, le convenzioni e le ipocrisie pubbliche sono tanto diffuse. Nonostante scetticismi e lamenti, la ricerca spirituale è viva e diffusa. Il problema è quello di rispondere adeguatamente alle esigenze di oggi.

 

  • Vorrei concludere con una domanda più terra-terra. Le capita di aver nostalgia della sua Monza?

Penso spesso alla mia città natale con riconoscenza. Essa mi ha dato, in particolare nel periodo tra il 1950 e il 1958, le certezze intellettuali e morali di cui ho sempre cercato di vivere. Ricordo soprattutto le ottime scuole, severissime, ricche di valori umani e sollecitanti alla ricerca e all’autonomia di giudizio. Devo ricordare anche la mia famiglia, i moltissimi amici e quella vita religiosa che si svolgeva attorno al nostro bellissimo Duomo e ai suoi sacerdoti eccellenti.