ROBERTO OSCULATI

Ordinario di Storia del Cristianesimo
presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università di Catania
(1987 - 2012)
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Roberto Osculati, "L’evangelo di Giovanni", IPL, Milano 2000, pp.210, £.20.000.

Il testo di Roberto Osculati sull’evangelo di Giovanni, edito di recente, rappresenta un ulteriore tassello aggiunto al coerente mosaico di esperienze esegetiche, di analisi e commenti originali ai testi biblici ,condotte già da tempo da un autore impegnato appassionatamente come docente, teologo e scrittore . Tra i suoi primi lavori campeggia la straordinaria presenza femminile de "La madre di Gesù", una raccolta di venti meditazioni sulla figura di Maria nel Nuovo Testamento. La teologia di Paolo nella sua forma più elaborata è stata affrontata ne "La lettera ai Romani"; quindi la teologia di Giovanni, filtrata attraverso l’allegorico scenario de "L’Apocalisse" e "La prima lettera di Giovanni". L’itinerario procede con "Pietro e Giacomo", per poi culminare con il commento ad un testo particolarmente vicino alla sensibilità del nostro: "Il Cantico dei Cantici".

L’itinerario spirituale, il cammino di ricerca che collega tali testi si arricchisce di una tappa assai significativa: lo studio del Quarto Evangelo. "L’evangelo di Giovanni" di Osculati si presenta come un tentativo, (peraltro ben riuscito), di spiegare la figura di Gesù secondo una serie di prospettive complementari, che s’inanellano l’una nell’altra. Questo è il criterio con cui l’autore ha letto e commentato il vangelo giovanneo, testo da sempre apprezzato per la sua straordinaria qualità teologica e per la sua profondità filosofica. Questi caratteri lo distinguono dai Sinottici, lo rendono "l’evangelo spirituale" per eccellenza, come lo ha definito Clemente Alessandrino.

Sfogliando il libro di Osculati balza subito agli occhi la semplicità con cui è stato strutturato uno studio in realtà complesso, reso accessibile anche ai non addetti ai lavori. E’ evidente l’attenzione rivolta alla centralità del testo evangelico, riportato entro una griglia di temi, che consentono di comprendere il percorso tracciato da Giovanni (chiunque esso sia) nel racconto. La "Parola" giovannea sembra essere l’ultimo atto di un dramma più grande, il riassunto di un lungo cammino. Pertanto il commentatore sente l’esigenza di indicare la cornice di questo quadro, che dà a tutto la ragione di esistere: la tradizione ebraica. Suggerisce passi dell’Antico Testamento che spieghino i contenuti giovannei e li chiariscano. Chiama così in causa le esperienze di vita e i valori di un popolo, che ha vissuto in sé la storia dell’uomo di ogni tempo. A completamento sono ineriti richiami e corrispondenze dal Nuovo Testamento (le Lettere, l’Apocalisse). La "conoscenza" di cui tanto parla l’evangelista nel suo testo è fortemente sentita come punto di partenza di una ricerca personale, che fornisce, come risultato finale, al lettore una chiave di lettura a portata di cuore.

In più luoghi del suo libro il nostro commentatore dimostra che il vangelo giovanneo è un testo di tipo profetico, che tenta di conciliare gli innumerevoli interrogativi degli uomini di ogni tempo . Chi è l’uomo? Da dove viene? Esiste un divino creatore della realtà? Tanti uomini, in ogni cultura e in ogni tempo, hanno provato a darsi risposte definitive a tal proposito, ma ogni tentativo è risultato vano: questa lettura di Giovanni spiega che un soluzione ultima a dubbi eterni non viene all’uomo dalla sua intelligenza e dalla sua speculazione filosofica. Bisogna guardarsi attorno e vedere con occhi diversi la realtà in cui l’umanità vive: essa è un continuo farsi, un tendere verso l’armonia universale. Il divino, che viene fuori da questa concezione , non può che esistere dovunque e forse "proprio per questo nessuno lo vuole vedere". È libero come il vento della steppa, che trova la sua dimora solo nell’interiorità dell’uomo.

Nel vangelo dei segni, i numerosi temi affrontati come tanti fili disegnano un solo volto: Gesù. I titoli dei venticinque capitoli esprimono le sue tante facce mostrate a chi lo ha incontrato e conosciuto. È una figura paradossale e controversa in cui ogni interrogativo trova la sua risposta, ogni tenebra la sua luce, ogni peccatore la sua redenzione. È il Messia atteso, ma non certo un re venuto per guidare un’insurrezione contro i Romani, come molti dei suoi seguaci speravano (Giuda tra i primi).Il suo compito è quello di rovesciare un sistema di valori asservito ad ogni forma di idolatria. La più grave da combattere è quella di sé: la presunzione è la tenebra che più oscura la vita dell’uomo, che lo spinge a farsi legge della realtà. Occorre quindi una nuova giustizia, non più fondata sulla legge, ma sul principio dell’amore che accoglie e trasforma. Dice Bultmann, massimo interprete del Quarto Evangelo: "Si crede solo quando non si è attaccati a nulla che sia al di fuori di noi". In questa storia paradigmatica dove l’innocente è ucciso e la legge dei potenti sembra vincere su quella dei giusti, ciò che importa è capire chi è il vincitore e scoprire dov’è: dentro ogni uomo.

Infine una menzione speciale merita la galleria di figure femminili che Osculati non trascura di mettere in luce nel suo puntuale commento: le donne capiscono ogni cosa prima che si riveli, conservano ciò che Gesù fa e sono capaci di imitarlo. La loro religione è espressa simbolicamente dal vino, dall’acqua, dal pianto, dal profumo, dai piedi e dai capelli, dalla presenza e dalla testimonianza.

In conclusione vorrei esprimere con le parole di Boris Pasternak ciò che penso sia il sentimento dominante dell’ultimo lavoro di Osculati:

" In ogni cosa voglio arrivare fino alla sostanza .

Nel lavoro, cercando la mia strada, nel tumulto

del cuore. Fino all’essenza dei giorni passati, fino

alla loro ragione, fino ai motivi, fino alle radici,

fino al midollo"

Arianna Rotondo