ROBERTO OSCULATI

Ordinario di Storia del Cristianesimo
presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università di Catania
(1987 - 2012)
Home > it > recensioni >

Pierluigi Cacciapuoti

R. Osculati, La teologia cristiana nel suo sviluppo storico. I. Primo millennio (L’abside 18), Edizioni San Paolo, Cinisello Balsamo 1996, pp. 333, £ 48.000; II. Secondo millennio (L’abside 19), ivi 1997, pp. 692, £ 60.000.

in Asprenas XLVI (1999), 281-283.

Nel panorama variegato delle storie della teologia cristiana, che si stanno diffondendo tanto vastamente quanto velocemente, affiancate da pregevoli storie del cristianesimo, l’opera che recensiamo merita una particolare attenzione per diversi riguardi. Anzitutto è il frutto di una sensibilità aperta sì al messaggio cristiano, ma non vincolata agli schemi corporativi o ideologici ecclesiastici. Perciò riesce a muoversi con disinvoltura e indipendenza di giudizio, ma anche con franchezza, nella vasta mole di materiale che occupa i due tomi. Inoltre, è singolare che un solo autore percorra duemila anni di storia del pensiero cristiano padroneggiando con sicurezza i classici e offrendo il grande pregio di una visione omogenea e unitaria dall’inizio alla fine. Questa stoira, infatti, si muove lungo le traiettorie dei secoli cristiani presentando, attraverso rapide schede e agili profili, i grandi classici del pensiero cristiano, incastonandoli nel più vasto panorama della storia generale e del movimento del pensiero.

Si tratta sicuramente di un’opera nata dalla scuola e per la scuola, ma ciò sia detto nel senso più nobile dell’espressione, perché essa riesce a raggiungere lo scopo meritorio di collocare – senza alcuna difficoltà – il manuale di storia della teologia accanto a quello di storia civile o ecclesiastica e accanto a quello di storia della filosofia. In tal modo può offrire uno strumento prezioso nella formazione intellettuale e morale delle giovani generazioni di licealisti o di studenti universitari, sia delle facoltà civili che di quelle ecclesiastiche. Lo stile dell’autore, poi, ha dalla sua parte il pregio – invero non frequente in questo genere di scritti – di una limpidezza cristallina e di una brevità che mai oscura il senso preciso e netto del pensatore che descrive. Consegue così in pochi, intensi tratti, il risultato di trasmettere il nucleo, l’atmosfera, il principio, la parola chiave, la tesi centrale, lo sfondo essenziale di un’epoca. e ciò sempre mantenendosi sullo stesso livello stilistico e sul medesimo tono del discorso, dal primo al quarantunesimo capitolo, senza cedimenti, senza cadute di stile. Un periodare stringato e asciutto, che fa aderire semplicemente e naturalmente le parole alle cose, privo di sbavature e di inutili orpelli.

Certamente si potrebbe obiettare che i due volumi, come del resto è uso classico nei manuali, anche di livello universitario, sono avarissimi di note, di precisazioni, di sfumature, di contrapposizioni dialettiche, di opinioni: la materia sembra scorrere sotto gli occhi con la sicurezza maestosa e lenta, ma progressiva e noncurante di un immenso fiume in piena. Si potrebbe altresì osservare che manca in pratica del tutto il riferimento alla letteratura secondaria, benché nelle bibliografie poste all’inizio di ciascun capitolo siano elencate, in precisa successione, le fonti e le monografie. Ma ciò che diventerebbe un limite, si traduce invece in un grande pregio, dal momento che il lettore è guidato con mano maestra a pensare, anzi a ripensare la storia del pensiero cristiano attraverso il dialogo con le sue grandi figure, con i suoi esponenti migliori. E qui consiste l’altro merito di quest’opera. Se il primo volume ci offre i protagonisti dei primi mille anni senza molte novità, il secondo è una raccolta caleidoscopica dei più vari personaggi cristiani, dove Tommaso d’Aquino si dispone accanto a Dante Alighieri, Ildegarda di Bingen, Francesco Petrarca e Giovanni Boccaccio; Nicolò Cusano accanto a Girolamo Savonarola e Antonino da Firenze; Ignazio di Loyola accanto a Maria Maddalena de’ Pazzi; Blaise Pacal accanto a Veronica Giuliani e François Fénelon; filosofi e teologi degli ultimi due secoli e letterati come Grazia Deledda e Geoges Bernanos accanto a Roberto Rossellini. A pagina 556 del secondo volume, infine, benché solo citate, alcune figure italiane della prima metà del Novecento, tutte meridionali tranne A. Gramsci (tra cui due napoletane, B. Croce e G. De Ruggiero), grazie alle quali l’idea cristiana rivive come forma etica o culturale.

L’ampiezza di orizzonti che si viene così a delineare mostra la capacità del cristianesimo, nella sua espressione teologica trinitaria e in quella esistenziale caritativa, di innervarsi in tutte le dimensioni del reale umano, senza escludere alcun ambito specifico. Forse, come l’autore nota nella conclusione (p. 652), una lacuna si rivela a proposito del rapporto fra scienza e teologia in generale e fra antropologia e scienze della natura in particolare, dove il divario apertosi in età moderna tra un approccio laico e uno religioso attende ancora di essere colmato: esso trova solo in questi giorni alcuni timidi accenni a una volontà di dialogo almeno conoscitivo. La storia del pensiero cristiano si dipana peraltro attraverso un collegamento continuo tra i diversi orizzonti geopolitici in cui si è elaborata la dottrina e l’esperienza di fede: l’Oriente greco e slavo, l’Occidente latino, franco, arabo-spagnolo e germanico, romano e luterano, dimostrando l’innata forza assimilativa del cristianesimo verso culture e istituzioni completamente diverse, come potevano essere quelle della classicità greco-latina e quelle germaniche o slave o, per arrivare ai tempi nostri, latino-americane, asiatiche, relative al processo di emancipazione femminile. Da un impianto così organico, lineare e vasto è facile trarre la confortante impressione di una fede che, nel mentre si fa storia, si autoconosce nel pensiero e si evolve alla ricerca sempre più approfondita di un’adeguazione tra l’esperienza e il pensiero. È la luce della meditazione sulla Scrittura che guida quest’operazione, come un filo rosso che indica il principio, il criterio, in base al quale un teologo, o un santo, o un pensatore cristiano si muovono come loro orizzonte ermeneutico e termine di confronto ultimo. Non fa meraviglia che dall’esperienza dei due primi millenni di vita cristiana l’autore deduca la conclusione che il cristianesimo è per natuale struttura aperto a essere universale, ma appunto per questo deve sapersi esporre a una continua autocritica e a un continuo perfezionamento, perché la teologia cristiana pensa non un astratto immobile eterno, bensì un concreto storico in cui risplende il Dio della vita.

Non è inutile far notare che l’indice onomastico e l’indice analitico, posti alla fine del secondo volume, contribuiscono a fare dell’opera un manuale di consultazione rapida ed efficace, dalle informazioni sommarie, ma essenziali e sicure. Chi scrive si auspica che in una prossima edizione (o scritto autonomo) l’autore possa sviluppare la parte relativa all’ultimo secolo con la medesima dovizia di particolari, acume e decisione nell’esporre, di cui ha dato prova tratteggiando diciannove secoli di pensiero e di vita cristiani.